Sulla tempesta Vaia
Mi sono sentito direttamente colpito dalla furia di Vaia perché quella notte anche la mia opera Dentro Fuori nel parco di Arte Sella è stata letteralmente spezzata in due dalla caduta di un albero. Ricordo lo sgomento provato alla vista di quelle immagini di distruzione. Ma poi, in dialogo con gli amici di Arte Sella, abbiamo capito che quel disastro ci dava l’opportunità di amplificare il messaggio di Vaia e rielaborarlo attraverso l’arte e l’architettura.
Così è nata l’opera Radici al vento, testa nella terra nell’arboreto dell’Orto Botanico di Padova, realizzata con il recupero di tronchi e alberi abbattuti dalla tempesta. Così, con lo stesso
spirito, ho accolto l’idea di costruire le due Case nel prato utilizzando il legno schiantato nelle foreste intorno allo Zirmherof.
Le ferite della tempesta Vaia sono ancora visibili quando dallo Zirmerhof stesso ti guardi intorno e scopri le chiazze di bosco distrutto. Allora non si riesce a capire la violenza di questo vento, come abbia fatto a spezzare e spazzare via così tanti alberi. Ma il messaggio che ci ha lasciato è molto chiaro. È un messaggio che va collocato in quella lunghissima lista di eventi prodotti dal riscaldamento globale, che ci mostrano come la natura stia reagendo alle nostre azioni sconsiderate, a quei cambiamenti antropogenici che di naturale hanno ben poco. Gli studi ci indicano che Vaia è stata generata dal surriscaldamento del mar Adriatico. Il vortice di calore alzandosi dal mare ha liberato delle forze a fil di terra che si sono propagate intorno alle valli fino ad arrivare sui boschi delle Dolomiti da una direzione da cui, in anni, non erano mai arrivate. Una spiegazione plausibile della devastazione provocata da Vaia è quindi che gli alberi non fossero abituati a resistere a un vento tanto forte che arrivava da quella parte e quindi abbiano ceduto. Se un vento così forte fosse arrivato dalla direzione da cui era solito arrivare, gli alberi avrebbero retto la forza dell’uragano. È questo che fa impressione. Il fatto che il surriscaldamento della terra abbia prodotto un moto d’aria che non era consueto nello svolgersi degli eventi naturali.
Michele De Lucchi
Le Case del Prato
Lo spirito di Zirmerhof è veramente unico. Sarà per la posizione, sarà per il paesaggio, sarà per l’edificio stesso, sarà per l’aria, sarà per l’arredo e per il servizio interno, tutto ha un suo specifico carattere, che esiste solo lì, in cima a una montagna che guarda la valle dell’Adige. Ma la valle non si vede, non si vede l’Adige, non si vedono le città e i paesi che la popolano! Eppure è proprio lì sotto! Ma l’angolazione del declivio porta a gettare lo sguardo lontano, oltre la valle stessa, verso le catene dei Monti, verso le cime delle Dolomiti, il più dell’anno imbiancate di neve.
Allo Zirmerhof si va per ispirazione. Tutto è ispirazione. Fuori e dentro il bosco, fuori e dentro il ristorante, fuori e dentro l’albergo, ovunque l’occhio si posa la mente si riposa, si rigenera e riaccende. È sufficiente lasciarsi andare che tutto si ricompone con armonia, ma non staticamente con un effetto letargico, ma dinamicamente con una benefica carica rivitalizzante. Tutti i dettagli della natura generosa si combinano con i dettagli dell’architettura che, seppur di antiche origini, ha mantenuto negli anni la sua nobile bellezza e autentica sobrietà, integrando senza sforzo tutti i necessari adeguamenti tecnologici.
Oggi si aggiungono due piccoli edifici, posati subito a fianco dell’ingresso, sotto la terrazza del ristorante. Sono due oggetti completamente in legno, espressamente studiati per non occludere la vista e per arredare il prato, che si estende verso la valle. Hanno un tetto rotondeggiante, senza spigoli e senza punte, quasi carezzevoli con il loro delicato rivestimento in scandole di larice. Le camere sono sistemate al piano terra, con diretto accesso al prato, e al piano superiore, al quale si accede direttamente dalla piazzetta lastricata in pietra come nei secoli. Il piano primo è anche il sottotetto, esattamente come nelle vecchie stalle con le mucche sotto e il fienile sopra.
Tutto è in legno e tutto è stato espressamente disegnato con la sensibilità del luogo, dalle porte alle finestre, dalle pareti con il profilo curvo agli arredi. Ogni cosa compendia l’antica filosofia dello Zirmerhof dove tutto è dettaglio, tutto merita attenzione e cura affinché, appunto, ovunque gli occhi della mente vengano a posarsi, nulla arrechi disturbo.
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